mercoledì 19 aprile 2017

le patologie della memoria : amnesia


Nel linguaggio medico, l'amnesia è un disturbo della memoria a lungo termine episodica. La persona affetta da amnesia può essere incapace di ricordare eventi della sua vita recente, o in casi gravi anche eventi remoti, e può non riuscire ad acquisire stabilmente nuovi ricordi, mentre in genere è preservata la capacità di imparare nuove azioni.


L'amnesia ha origine nel sistema limbico, sezione dell'encefalo (composto da una serie di parti tra cui l'ippocampo, l'amigdala, l'ipotalamo etc.) che tra le sue funzioni ha quella del mantenimento della memoria. Tale funzione è composta in tre fasi:
  • Registrare di continuo eventi ed esperienze;
  • Codificare le informazioni ricevute;
  • Recuperare le informazioni archiviate.
Se viene alterata una di queste tre fasi si può assistere alla comparsa del disturbo[1].
L'amnesia può presentarsi in seguito ad una lesione cerebrale, oppure a causa di un trauma psicologico (soprattutto nei casi di amnesia lacunare e retograda), avvenuto anche durante l'infanzia (secondo le teorie psicoanalitiche). Altre possibili cause sono l'ipossia, i disturbi derivanti dall'assunzione di elevate quantità di alcool o le patologie (per esempio l'encefalopatia di Wernicke, causata dalla mancanza di tiamina, può provocare amnesia[2]).
Anche la vecchiaia causa danni alle facoltà mnemoniche degli uomini, facendo dimenticare prima di tutto i nomi delle persone.

possono esserci varie tipologie di amnesia :
- amnesie organiche : dovute a traumi che danneggiano un 'area del cervello (l'ippocampo)
-amnesie psicogene : spiegate dalla teoria di rimozione di Freud
- amnesie isteriche : sintomo nevrotico che induce il soggetto  a dimenticare ciò che non "vuole" ricordare
- amnesie senili: legate all'invecchiamento si manifestano come difficoltà sia a rievocare informazioni note sia ad acquisire nuovi datiRisultati immagini per amnesia immagini psicologia

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memoria a breve e lungo termine


La memoria a lungo termine , è la memoria che riguarda tutto quello che conosciamo bene e tutto quello che ci permette di fare quello che facciamo, la maggior parte dei ricordi a lungo termine sono inaccessibili alla coscienza direttamente.
Camminare, muoversi, parlare, fare tutto quello che siamo in grado di fare è memoria a lungo termine. Quello che ricordiamo della nostra vita come spettatori e come interpreti principali, sono ricordi a lungo termine. Per questo tipo di ricordi la durata è variabile e l'integrità del ricordo originale non è mai certa e nemmeno definitiva. E' possibile che un ricordo della nostra vita possa subire delle modifiche, delle trasformazioni o dei cambiamenti in modo del tutto inconsapevole.
Dopo anni potremmo ricordare un evento della nostra vita con la convinzione che sia autentico, mentre invece e un riadattamento per supplire eventuali buchi mnemonici che si sono formati nel tempo.
Ad esempio, i ricordi di canzoni che cantavamo a memoria e che cantavamo dall’inizio alla fine, nei mesi successivi e molto probabilmente negli anni che verranno sono destinati a deteriorarsi in più parti, a meno che il brano che conosciamo a memoria non venga ripassato con una certa periodicità.
Descrivere la memoria a lungo termine, facendo anche esempi, richiederebbe pagine di post ma riassumendo in una frase, la memoria a lungo termine è ciò che conosciamo e che risiede dentro di noi per un periodo di tempo indefinito.
A livello cosciente riusciamo solamente ad accedere ad una piccolissima parte di questa memoria. E' possibile addentrarsi nei ricordi a lungo termine più profondi attraverso tecniche di ipnosi regressiva.



Nelle tecniche di memoria, la memoria a lungo termine utilizzata, è quella che riguarda tutto ciò che è stato memorizzato a livello visivo nella vita e che risiede nella nostra memoria (ma anche parte dei ricordi degli gli altri sensi).
In una visualizzazione attiva, è possibile manipolare i ricordi a lungo termine per costruirne altri.

Ad esempio, è sufficiente guardare 3 o 4 oggetti che abbiamo intorno, o davanti a noi, chiudere gli occhi e immaginare che questi volino nell’aria, si scontrino e scoppino.
Successivamente è possibile rivedere la scena che abbiamo creato, è possibile anche vedere la scena che abbiamo creato all'indietro.
Gli elementi utilizzati per visualizzare l’esempio precedente, fanno parte della nostra memoria a lungo termine che sono stati utilizzati per creare altri ricordi.
Il risultato è una maggiore impressionabilità a livello cosciente, senza necessariamente ripetere un indefinito numero di volte, come quando utilizziamo come ausilio solamente la memoria a breve termine.

Immaginiamo di memorizzare questa semplice lista con un tecnica di memoria visiva-associativa:

mela
albero di natale
mouse
bambino
autobus

qui potremo utilizzare immagini creative, oppure qualcosa corrispondente all’oggetto che ci è familiare, ad esempio, il nostro mouse.
La memoria a lungo termine (visiva e sensoriale), è un enorme magazzino di informazioni a cui possiamo avere accesso in modo cosciente, è sufficiente un po’ di concentrazione per rendere visibile alla coscienza quello che desideriamo visualizzare. Utilizzare ricordi a lungo termine per memorizzare nuove informazioni è il metodo più efficacie e duraturo.


Anche con la memoria a breve termine è possibile memorizzare la lista, questo metodo è un metodo utilizzato dai bambini delle scuole elementari, identico a quello di imparare una poesia a memoria ripetendola all’infinito.
Il metodo si basa sul ricordare a livello uditivo, quindi ripeteremo la lista un tot di volte, cercando di ricordare visivamente le parole proprio come sono scritte.
Questo tipo di memorizzazione può essere paragonato all’incidere sul legno con un punteruolo, calcando sino a rendere visibile quello che vogliamo imprimere.
Se effettuiamo poche ripetizioni della lista, molto probabilmente nel giro di pochi minuti, o appena veniamo distratti da qualcosa, la dimenticheremo, tutta o parte in poco tempo.
La stimolazione uditiva che abbiamo creato per memorizzare, ha una durata spaventosamente inferiore rispetto alla memoria visiva. Infatti ricordiamo nella giornata molto di più cose cha abbiamo visto rispetto a quelle che abbiamo sentito.
Quindi all'atto pratico, cerchiamo di tenere a mente le 5 parole ripetendole velocemente sino a che non riusciamo a costruire una "traccia audio", la memoria che usiamo in questo caso è la memoria a breve termine.
La memoria a breve termine in questo caso trattiene le cinque parole sino a che non riusciamo a creare un ricordo sonoro, uditivo a lungo termine con l'insistenza della ripetizione.
La durata del ricordo che abbiamo creato può essere un mistero, un minuto, 5 minuti, uno ora, quattro ore, ecc, solitamente, se non la ripassiamo, la sua durata è limitata alla fine della giorna (per i più dotati)

Se siamo intenzionati seriamente ad aumentare le nostre performance mnemoniche, è necessario comprendere bene le differenze tra questi due tipi di memoria, in modo da essere sempre consapevoli, in un determinato presente, che tipo di memoria stiamo realmente utilizzando per memorizzare.

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memoria sensoriale

Memoria sensoriale

Si parla di memoria sensoriale quando si è in presenza di un processo in grado di memorizzare informazioni sensoriali (uditivevisivetattiliolfattivegustative) per la durata di pochi secondi o millisecondi.
È possibile dimostrare empiricamente l'esistenza di magazzini di memoria sensoriale come:
  • l'after images (visiva);
  • la visual persistence (visiva);
  • la memoria iconica (visiva);
  • la memoria ecoica (uditiva).
Alcune delle informazioni contenute nella memoria sensoriale, possono passare, opportunamente codificate, nella memoria a breve termine, che può conservarle fino a pochi minuti. Alcune delle informazioni contenute nella memoria a breve termine, possono passare nella memoria a lungo termine, che può conservarle per giorni oppure tutta la vita. Per esempio, se ascoltiamo un numero a caso di sette cifre in una lingua a noi completamente incomprensibile, siamo in grado di ripeterlo solo immediatamente dopo averlo ascoltato (memoria sensoriale). Se, invece, il numero è pronunciato nella nostra lingua, i suoni vengono codificati in simboli che è possibile ricordare per alcune decine di secondi (memoria a breve termine). D'altra parte, conosciamo il nostro numero di telefono perché l'abbiamo ripetuto numerose volte (memoria a lungo termine).
La teoria prevalente sostiene che la memoria sensoriale e la memoria a breve termine si realizzino tramite modifiche transitorie nella comunicazione neuronale, mentre la memoria a lungo termine si realizzi tramite modifiche più stabili nella struttura neuronale.
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apprendimento e memoria

L’apprendimento e la memoria sono tra i meccanismi cognitivi più studiati in psicologia generale e storicamente hanno un passato ‘sperimentale’ più solido e longevo. In entrambi i casi, la ritenzione e la gestione delle informazioni costituiscono dei passaggi fondamentali: ecco perché i più importanti paradigmi e scuole psicologiche le hanno trattate spesso in forma congiunta.


La memoria è la capacità del cervello di conservare informazioni, ovvero quella funzione psichica o mentale volta all'assimilazione, alla ritenzione e al richiamo, sotto forma di ricordo, di informazioni apprese durante l'esperienza o per via sensoriale. La memoria può essere trattata, in maniera complementare, studiando i processi neurofisiologici associati presenti nel cervello e quelli psicologici, cioè dal punto di vista soggettivo intrapersonale.
La memoria è presente, a vari livelli, in tutti gli esseri animali; la sua importanza primaria sta nel fatto che non esiste alcun tipo di azione o condotta senza memoria (ad esempio nella condotta sociale, oppure nei fenomeni di rinforzo nell'apprendimento animale). Si può considerare inoltre la memoria come una delle basi che rendono possibile la conoscenza umana e animale, proprio in virtù della capacità di apprendimento, assieme ad altre funzioni mentali quali elaborazione, ragionamentointuizionecoscienza.

I processi mnemonici fondamentali sono di tre tipi:


  • Acquisizione e codificazione: ricezione dello stimolo e traduzione in rappresentazione interna stabile e registrabile in memoria. Lavoro di categorizzazione ed etichettatura legato agli schemi e alle categorie preesistenti.
  • Ritenzione ed immagazzinamento: stabilizzazione dell'informazione in memoria e ritenzione dell'informazione stessa per un determinato lasso di tempo.
  • Recupero: riemersione a livello della consapevolezza dell'informazione precedentemente archiviata, mediante "richiamo" (recupero mnestico diretto, senza stimoli di facilitazione) o "riconoscimento" (procedura cognitivamente più semplice, in cui il recupero è mediato da uno stimolo associativo, per cui è sufficiente riconoscere l'elemento precedentemente codificato, presente all'interno di una serie di stimoli proposti).
  • La persistenza del ricordo.
  • Il tipo di informazioni memorizzate.


Si possono classificare i tipi di memoria in base ad almeno due criteri:
Dal punto di vista psicologico la memoria, detta anche funzione mnestica, non risulta necessariamente stabile a parità di contenuti o classi di stimoli ed è influenzata da elementi affettivi (come emozione e motivazione), oltre che da elementi riguardanti il tipo di informazione da ricordare. Questa funzione psichica si delinea dunque come un processo legato a molti fattori, sia cognitivi che emotivi, e come un processo eminentemente attivo (e quindi non, o almeno non solo, un processo automatico o incidentale). Il processo mnestico si configura dunque come un percorso dinamico di ricostruzione e connessione di rappresentazioni, piuttosto che come un semplice "immagazzinamento" di dati in uno spazio mentale statico.
Sigmund Freud connesse la dimenticanza e l'oblio ai meccanismi di difesa, quali la repressione e la rimozione, mettendo in evidenza il processo di allontanamento attivo dei contenuti minacciosi, che tendono a rimanere inconsci (ovvero, difficilmente recuperabili).

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lunedì 27 marzo 2017

Costruttivismo

Secondo il costruttivismo la mente non è uno specchio che riflette la realtà, ma elabora e unifica Gli stimoli che provengono dall ' esterno . Il ruolo dell'individuo è talmente attivo che egli "costruisce" se stesso e la realtà, non materialmente, ma perché ciascuno attribuisce diversi significati agli eventi e ai comportamenti e perché la realtà non è autonoma dagli strumenti con cui la conosciamo







Le originiL'iniziatore del costruttivismo può essere considerato lo psicologo statunitense George A. Kelly che già negli anni cinquanta (con il suo The Psychology of Personal Constructs, del 1955) precorse gli sviluppi epistemologici e metateorici della più recente scienza cognitiva, detta "di secondo ordine".Non si tratta però di un movimento completamente nuovo, in quanto le prime concezioni costruttiviste risalgono al filosofo Giambattista Vico (1668-1744), il quale diceva: "Il vero è identico al fatto", o anche "... la verità umana è ciò che l'uomo conosce costruendolo con le sue azioni, e formandolo attraverso di esse".Oltre al citato Kelly, possono essere considerati padri “moderni” del costruttivismo George Herbert MeadJean PiagetHumberto MaturanaErnst von GlasersfeldFrancisco VarelaKurt LewinHeinz von FoersterNiklas LuhmannPaul WatzlawickLev VygotskijGregory Bateson e Ludwig Wittgenstein.






COGNITIVISMO



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cognitivismo Indirizzo psicologico che si occupa dei processi cognitivi mediante i quali un organismo acquisisce informazioni dall'ambiente, le elabora ed esercita su di esse un controllo. Secondo il cognitivismo, essendo la conoscenza sempre mediata, è fondamentale il concetto di esperienza: infatti, da un lato lo sviluppo cognitivo risulta dall’elaborazione della conoscenza percettivo-concettuale del mondo e dall’altro quest’ultima si realizza nelle attività esecutive. 
Oggi la psicologia, prevalentemente in campo sperimentale, è infatti - in tutto il mondo, e non più solo negli Stati Uniti - saldamente in mano ai cognitivisti. 
Il cognitivismo non è una scuola, non vi è mai stato un “manifesto” cognitivista (se non si vuoi considerare tale Psicologia cognitiva di Neisser, uscito però quando il movimento si era già affermato da almeno un decennio). Molti libri o articoli usciti negli anni ‘50 e ‘60 si sono rivelati solo a posteriori tappe fondamentali nello sviluppo del movimento, ed è dubbio che vi fosse sempre consapevolezza da parte dei diversi autori che hanno costruito il cognitivismo del reale senso di quanto andavano facendo o scrivendo. 
Per molti hanani i vari contributi apparivano sparsi, in cui i vari autori  non si riconoscevano in un movimento unitario.
Il cognitivismo è una diretta filiazione del comportamentismo: è da questo che, sia pur per differenziarsi, il punto di riferimento dei cognitivisti. 
Il cognitivismo e altre teorie che si sono poste alla sua base (cibernetica, teoria della comunicazione, teoria della decisione) entrarono nel mondo della psicologia specificamente attraverso il comportamentismo. 
Il termine cognitivismo sarà utilizzato solo dopo l’uscita ne 1967 di “Psicologia cognitivista” di Neisser. In precedenza gli stessi cognitivisti si ritenevano dei comportamentisti di “terza generazione”: dopo la prima di Watson, e la seconda (il neocomportamentismo) di Tolman, Skinner e Hull, essi  pensavano di vivere una nuova fase del comportamentismo chiamata “cenocomportamentismo”.  

  • comportamentismo radicale: le categorie “mentali”, non essendo direttamente osservabili come quelle comportamentali (intese come insieme di reazioni muscolari o ghiandolari), non possono essere oggetto di ricerca scientifica, e chi se ne occupava si poneva automaticamente al di fuori dell’ambito della scienza.
  • neocomportamentisti: con le variabili intervenienti si introducono concetti tipicamente mentalistici. 



La “rivoluzione cognitivista” muta il panorama della psicologia sperimentale, che fino agli anni ‘50 era stato completamente caratterizzato dalle teorie comportamentiste. 


l cognitivismo come filiazione del comportamentismo
l “mentalismo” dei cognitivisti: i modelli

La psicologia cognitivista può, sotto molti aspetti, essere considerata una psicologia mentalistica. 
Il termine mentalismo ha avuto una storia complessa:

La riflessione epistemologica dei comportamentisti  è stata di massima molto più approfondita di quella dei cognitivisti che hanno mostrato largamente la tendenza a disinteressarsi dei fondamenti delle loro concezioni.
I cognitivisti non hanno mai mosso critiche epistemologiche, dimostrando piuttosto una certa noia e un sostanziale disinteresse per le basi epistemologiche della psicologia, in cui vedono soprattutto la sterilità e l’angustia di prospettive. Ciò può essere visto come una reazione eccessiva alla delusione proveniente dal rigore epistemologico comportamentista. 
Gli orientamenti epistemologici dei comportamentisti sono stati principalmente operazionismo, neopositivismo e l’empirismo logico. Ed è relativamente a questi che vanno fatte delle considerazioni. 








mercoledì 15 febbraio 2017

gli errori percettivi

Nel tentativo di rielaborare e correggere i dati dei sensi , possiamo talvolta cadere in errore : è il caso delle illusioni percettive .vediamone alcune ..

illusione di Ebbinghaus : in questa immagine i cerchi contenenti all'interno
dei 2 fiori sono identici ,ma quello della figura di destra sembra
più piccolo a causa del contesto e del rapporto con gli altri elementi del
disegno


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frecce di Muller - Lyer : il disegno di sinistra può essere percepito come l'angolo esterno di un edificio , uno spigolo proteso verso di noi, mentre quello di destra come un angolo interno di una stanza

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